"Ma molti esami non servono basta con i medici-passacarte"
.pubblicata da INFORMAZIONE LIBERA il giorno sabato 1 ottobre 2011 alle ore 20.20.Il problema delle liste d'attesa infinite è complicato dal fenomeno del "consumismo sanitario", ovvero la forte richiesta di visite e di analisi che non sono necessari e che finiscono per ingolfare il sistema. E nasce una querelle tra specialisti e medici di famiglia, accusati di mandare i pazienti a fare gli esami senza visitarli
Che quello dei tempi d'attesa sia un problema all'ordine del giorno al ministero e nelle Regioni non c'è dubbio. Del resto secondo una recente ricerca del Censis, per il 70 per cento dei cittadini la prima cosa da migliorare nel sistema sanitario pubblico sono le attese. I risultati dell'impegno istituzionale lasciano a desiderare. Il ministro Ferruccio Fazio ha predisposto un piano nazionale di governo delle attese che prevede tra l'altro la fissazione dei tempi massimi entro cui devono essere assicurate certe prestazioni, la creazione di classi di priorità, la gestione degli accessi attraverso i Cup, i centri unici di prenotazione che permettono di conoscere i tempi di tutte le strutture della propria zona.
Sempre secondo il Censis, i Cup non sono ancora abbastanza diffusi: li usa circa il 35 per cento di chi prenota al Nord, il 31 al Centro e intorno al 20 nelle Isole e al Sud. Negli altri casi ci si reca agli sportelli degli ospedali o si telefona direttamente ai reparti, e non si può sapere quale struttura nella propria zona assicuri prima la prestazione. Sempre al Sud, solo il 60 per cento si è detto soddisfatto del servizio dopo aver sentito il Cup. Cittadinanzattiva-Tribunale diritti del malato nel suo rapporto dell'Osservatorio sul federalismo in sanità fa notare come i tetti massimi di attesa siano previsti nelle varie Regioni su numeri diversi di prestazioni: dalle 125 del Piemonte alle 33 della Calabria.
Anche per la trasparenza le cose non vanno bene. L'Agenas, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali ha rilevato come solo poco più della metà delle aziende sanitarie, il 57 per cento, riporti i tempi di attesa sul proprio sito web; e solo 7 Regioni hanno il 100 per cento delle Asl con i dati online. Ma cosa succederebbe se tutti i Cup entrassero a regime, se ci fosse più personale, le macchine fossero moderne e funzionassero al 100 per cento delle loro possibilità?
Il tema delle liste di attesa è reso ancora più complesso da un aspetto particolare. Se anche il sistema dell'offerta fosse perfetto, cosa ancora molto lontana nel nostro Paese, secondo molti i tempi potrebbero non migliorare. "L'offerta in sanità genera la domanda - spiega Vimercati -. Purtroppo in Italia c'è un forte consumismo sanitario, cioè richiesta di visite ed esami che non servono. Non si possono solo aumentare le prestazione per ridurre le attese". Giovanni Monchiero della Fiaso, la Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere, insiste sul tema delle domande improprie: "Molto spesso quegli esami non servono. Basta citare un dato. I casi di contenzioso per presunto errore clinico da ritardata diagnosi sono lo 0,01 per cento del totale. Vuol dire che le prestazioni inderogabili vengono fatte in tempi certi e adeguati".
Il caso della risonanza magnetica è emblematico per chi parla di richieste inappropriate. Si tratta forse dell'unica prestazione che ha tempi di attesa lunghi in tutte le Regioni. Soprattutto quelle muscolo scheletriche, per la schiena, le ginocchia, la spalla, costringono ad almeno 100 giorni di attesa i cittadini. L'invecchiamento della popolazione ha fatto aumentare il numero di richieste, ma hanno lo stesso effetto le prescrizioni non appropriate. Ha studiato il fenomeno la Regione Toscana, scoprendo che la richiesta di questo tipo di risonanze cresce quasi del 7 per cento all'anno, cosa che tiene alte le attese malgrado l'aumento dell'offerta di esami. Che succede? Molto spesso si prescrivono risonanze che non servono. Un settantenne con il dolore al ginocchio non ha bisogno di questo esame perché il suo dottore scopra che ha l'artrosi e decida la terapia, basta una lastra. "In quel caso la risonanza è stata inutile a meno che l'esame non serva per programmare un intervento già deciso - dice ancora Vimercati -.
Il problema riguarda soprattutto i medici. Devono smettere di fare i passacarte mandando i cittadini a fare gli esami senza visitarli. Finiamola di affidarci solo alle macchine, prima bisogna valutare bene i pazienti. Deve esserci una maggiore formazione dei medici di famiglia in questo campo". La querelle tra specialisti e camici bianchi che stanno sul territorio è aperta da tempo. "E' vero, c'è un eccesso professionale - spiega Giacomo Milillo della Fimmg, la Federazione dei medici di famiglia - Noi e i radiologi dovremmo riunirci e scrivere regole comuni, definire il ruolo di ognuno senza che ci sia sempre un rimbalzo di responsabilità. Ad oggi però, visto che le attese sono lunghe, finisce che il medico di famiglia classifica tutte le richieste come urgenti e il sistema si ingolfa ancora di più".
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